L’attualità è l’eclatante caso Ryanair. Le radici affondano negli anni ottanta del novecento. Gli effetti devastanti invece si sono manifestati in tutta la loro crudità e drammaticità dal 2007.

La politica del low cost, che trova origine nella grande distribuzione americana, nonché il sempre più massiccio ricorso alla delocalizzazione con il conseguente riconoscimento di salari sotto la media e il superamento delle tutele del lavoratore, ritenute sino a quel momento fondamentali, hanno fatto sì che la figura del consumatore – cittadino iniziasse un lento declino. É questa la lucida e condivisibile analisi a cui giungono diversi studiosi tra cui lo stesso Luciano Gallino.

Quello che più fa riflettere è come il consumatore, soggetto di un sistema economico che ha puntato sul consumismo più sfrenato, divenga a sua volta cannibale di sé stesso. Viene portato ad accrescere la ricerca del prezzo più basso, ponendo l’attenzione il più delle volte solo a quello, perdendo di vista la qualità del prodotto intesa sia nella bontà dello stesso che nella produzione nel rispetto di regole il più delle volte non scritte di responsabilità sociale. E così, da una parte troviamo un cittadino consumatore dapprima entusiasta e quasi drogato dalla grande distribuzione che sta acquisendo sempre maggiore consapevolezza negli ultimi anni di come quello sia un mondo di sabbia, che ha fatto sì che i prodotti a basso costo non valgano a volte nemmeno la pena di essere comprati (pensiamo ad esempio a capi di abbigliamento con tessuti sintetici che spesse volte portano a sviluppare reazioni allergiche sulla pelle per sostanze troppo aggressive utilizzate nella produzione) e ha comportato un drastico abbattimento dei diritti di chi si trova a lavorare sia nella grande distribuzione che nella produzione low cost.

E non si parla solo di lavoratori dipendenti ma pure di artigiani, agricoltori, piccole imprese, professionisti, insomma cittadini tutti che da una parte sono consumatori e in qualche modo potrebbero trarre un vantaggio dai bassi prezzi di vendita dei beni ma dall’altra sono anche coloro che concorrono a creare questi beni con il loro lavoro, con orari che non esistono più, con giorni di riposo che non esistono più, con compensi orari disallineati rispetto all’impegno e alle capacità necessarie.

Ed ecco che in un attimo anche il modo di pensare si allinea il più delle volte a questo pazzesco meccanismo, giungendo il cittadino consumatore a votare col portafoglio, ma non nel senso assegnato dall’economista Leonardo Becchetti, bensì nel senso di optare per soluzioni low cost, spesso anche a causa dell’irrimediabile crisi occupazionale di cui a sua volta subisce direttamente gli effetti.

Il caso Ryanair parla da sé e racconta dell’insostenibilità di un sistema che vede quali principali vittime i consumatori e i lavoratori che, alla fine, maturata la consapevolezza di non poter più andare avanti nel mondo dei non diritti, hanno alzato la testa. Da queste consapevolezze si deve ripartire per un nuovo modello di sviluppo, responsabile, virtuoso e attento ai diritti dei soggetti economici anche più “deboli” ma che attraverso il Web e la conoscenza stanno divenendo attori consapevoli capaci, quando si organizzano, di poter incidere in maniera determinante sul mercato.

avv. Barbara Puschiasis