La decisione con la quale il tribunale di Trieste ha rigettato la domanda di risarcimento di 222 soci delle cooperative operaie fallite, suscita diverse perplessità. Infatti il tribunale si è limitato ad asserire che i ricorrenti non “hanno fornito la prova che l’attività di vigilanza svolta sia stata carente o lacunosa” non prendendo neppure in considerazione il fatto che un perito della Procura della Repubblica, pochi mesi dopo la positiva revisione regionale dei bilanci delle cooperative, abbia accertato una perdita patrimoniale di oltre 32 milioni di Euro tra il 2007 e il 2014: anni in cui la vigilanza disposta dalla Regione non aveva rilevato alcuna irregolarità gestionale.
Ricordiamo inoltre che lo scorso dicembre il Governatore della Regione annunciava la costituzione di una riserva di alcuni milioni di Euro nel bilancio regionale per indennizzare i soci delle Cooperative fallite. Risulta pertanto in palese contraddizione con tale proposito la tenace difesa dell’operato della Regione da parte dei suoi legali per ottenere l’esenzione da qualsiasi responsabilità in tale vicenda.
Resta infatti inspiegabile come possa essere accertata la tutela dello scopo mutualistico (articolo 15 lettera c) L.R. 27/20017) senza che i controlli previsti possano accertare, anche attraverso gli effetti delle scelte gestionali, “la consistenza dello stato patrimoniale…nonché, ove prevista della certificazione di bilancio”.
Wanni Ferrari