Le vicende che stanno vedendo la Federconsumatori impegnata in prima fila nella difesa dei cittadini e che stanno determinando un importante impatto sull’economia riguardano proprio le cooperative e le banche popolari. Gli effetti della crisi economica mondiale si stanno manifestando ormai dal lontano 2008 e stanno trasformando in modo sostanziale abitudini, consumi, produzione ma anche modelli culturali, economici e politici stante l’evidente inadeguatezza al tempo presente e futuro. La produzione, dopo anni di crescita, ha subito un drastico arresto dato dall’impossibilità nonché dal disinteresse per il cittadino di consumare oltre ogni limite. Raggiunto infatti il benessere, ne è conseguito anche il raggiungimento dello stato di saturazione del mercato tanto da aver registrato una stagnazione, anzi una decrescita. La bolla finanziaria dall’altra parte ha volatilizzato risparmi e ricchezze toccando tutte le realtà. Da una fase storica nella quale gli investimenti producevano remunerazione e la ricchezza cresceva facilmente si è giunti al periodo attuale nel quale la crisi sta falciando le realtà che non riescono a stare al passo perché ora non c’è tempo per recuperare e non c’è maniera di godere di congiunture economiche favorevoli. Castelli creati su basi fittizie iniziano a perdere stabilità danneggiando un intero sistema ad esso collegato.

I casi delle cooperative e delle banche popolari che hanno scosso in maniera profonda il sistema economico del Friuli Venezia Giulia stanno creando effetti devastanti a tutti i livelli nonché ferite profonde a un sistema che, ci si permette di dire, non meritava questo. A colpire sono le storie di famiglie che vedono svanire i propri risparmi, persone che devono rinunciare ai propri progetti per il futuro per carenza di liquidità, cittadini che si trovano senza colpa privati del proprio lavoro o che si vedono accusati di aver concorso a un disegno criminoso e tutto ciò senza aver potuto agire quali attori consapevoli in un sistema al fine di concorrere al suo successo poi trasformatosi, proprio per questo, in un insuccesso, anzi, in un dramma.

Non possiamo continuare a dire, per salvare un sistema forse non più adatto al nostro presente e futuro, che Coopca, Cooperative Operaie, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono solo mosche bianche in mezzo a tanti altri soggetti virtuosi. Non possiamo ridurre l’analisi di una drammatica crisi al fatto che in tali realtà si sono concentrate le responsabilità di pochi che hanno condotto per le due cooperative al concordato preventivo e per le banche popolari predette all’illiquidità delle azioni. Dobbiamo invece impegnarci in un’analisi seria e in un richiamo alla responsabilità di tutti, nessuno escluso.

Infatti non è ammissibile che le azioni di pochi possano incidere tragicamente sul destino di molti che invece credevano anche nella funzione sociale di queste importanti realtà. Chi aveva le redini di queste cooperative e Banche Popolari non si è rivelato all’altezza ponendo in alcuni casi interessi diversi da quelli del bene dell’impresa e dei suoi soci prima di tutto anche effettuando operazioni speculative che poi hanno portato alle gravi conseguenze che tutti conosciamo. Ma anche chi doveva vigilare non è riuscito a porre in essere tutte le misure per impedire che le situazioni degenerassero e per assicurare una corretta gestione del patrimonio sociale.

Ora 10 banche popolari italiane (tra cui Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) si dovranno trasformare in s.p.a. e veder quotate le proprie azioni sul mercato con l’abbandono del voto capitario (una testa un voto) e con la conseguenza che il valore attuale delle azioni ora invendibili verrà ulteriormente ridotto permettendo però la loro cessione. Per le cooperative inoltre i prestatori continueranno a non essere assistiti da valide tutele e, anzi, continueranno a ritenere che un libretto di deposito della cooperativa sia come un libretto bancario. Maggiori tutele per i cittadini, maggiore trasparenza di un sistema, maggiore responsabilità da parte di tutti gli attori (amministratori e controllori) e una normativa chiara che adegui i modelli economici che tanto hanno rappresentato per il territorio del Friuli Venezia Giulia è quello che chiede Federconsumatori facendo sistema per un cambio culturale sostanziale improntato sulla responsabilità civile.

Barbara Puschiasis