Mentre stiamo andando in stampa con questo numero del nostro periodico la travagliata vicenda delle banche venete si carica di nuove ragioni di disorientamento. Sui giornali si susseguono notizie di sequestri di beni disposti all’interno di processi penali, di scadenze di termini per le richieste di ammissione dei crediti alla liquidazione coatta amministrativa ed anche preannunci di una prossima operatività, peraltro sempre rinviata, del fondo di risarcimento per il ristoro degli azionisti che hanno subito un danno ingiusto. Messaggi contraddittori in cui le speranze di un risarcimento sono rinviate a un futuro indefinito ed appaiono legate a processi incontrollabili.

Data questa situazione, certamente non suscettibile di un chiarimento in tempi brevi, la Federconsumatori del Friuli Venezia Giulia ha tenuto due assemblee pubbliche nel pomeriggio di lunedì 23 aprile presso il Palamostre di Udine in piazzale Paolo Diacono; è stata presente una rappresentanza qualificata dell’Associazione attraverso i responsabili territoriali e la Presidenza nazionale. Alle due assemblee hanno partecipato circa 700 risparmiatori a testimonianza dell’interesse tuttora assai vivo e della profondità della lacerazione sociale prodotta dall’entità delle perdite patrimoniali subite. Nelle assemblee sono state vagliate le prospettive di tutela possibili e le iniziative necessarie a metterle in atto.

Le possibilità di tutela legate all’instaurazione di una causa civile o alla costituzione di parte civile all’interno di un processo penale sono scarsissime se non del tutto assenti. Tale situazione si è determinata fondamentalmente a seguito del fatto che a seguito del decreto governativo del 25 giugno 2017 agli azionisti delle banche venete viene attribuito, qualora venga loro riconosciuto un danno ingiusto legato alla vendita delle azioni, un risarcimento condizionato dallo status di creditori chirografari. Sono diventate purtroppo fondamentalmente irrilevanti le buone ragioni riconosciute dai liquidatori o dai giudici di fronte all’ assai probabile assenza di risorse con cui risarcire i danni.

Per i motivi sopra indicati le speranze dei risparmiatori possono ragionevolmente indirizzarsi solo al fondo di risarcimento per il ristoro degli azionisti. Si tratta di un risultato di grande rilievo in quanto la legislazione precedente, nazionale e comunitaria, non prevedeva alcuna forma di risarcimento per le perdite relative ad investimenti in capitale azionario; si deve però registrare che la sua operatività, legata all’emanazione di un regolamento di attuazione, viene continuamente rimandata. La Federconsumatori ritiene che un ulteriore ritardo sia del tutto ingiustificabile in quanto tale emanazione rientra pienamente anche nelle competenze di un esecutivo, come quello attuale, in carica per i soli affari di ordinaria amministrazione.

Occorre inoltre ricordare che la pur positiva novità dell’istituzione di tale fondo per il risarcimento degli azionisti colpiti da un danno ingiusto sconta, a nostro giudizio, limiti assai rilevanti: limiti legati in primo luogo alla ristrettezza delle risorse messe disposizione (100 milioni di euro a fronte di potenziali richieste attorno ai 6 miliardi di euro); limiti costituiti dalle modalità di corresponsione dei risarcimenti che vengono legati, incomprensibilmente, ad un ordine cronologico nella presentazione delle domande; limiti dettati dalle condizioni di accesso tra le quali la pronuncia di un giudice, previsione che discrimina coloro che dispongono di scarse risorse finanziarie e protrae i tempi di attesa;  limiti, infine, dettati dall’incertezza dei criteri di accesso al fondo e dall’assenza di un confronto preventivo con le associazioni dei consumatori.

Noi auspichiamo che i limiti sopra indicati possano essere corretti in quanto reputiamo necessario non solo che venga ripristinata una giustizia sostanziale attraverso risarcimenti equi ma anche che si avvii da parte delle istituzioni interessate, politiche e amministrative, una pratica costante di confronto e partecipazione con le rappresentanze della società civile.